2007/2008

Il mio Progetto - Il progetto

 

Territori coinvolti

Provincia di Bologna
Provincia di Rimini
Provincia di Piacenza

 

Soggetto titolare
AECA – Associazione Emiliano-Romagnola di Centri Autonomi di Formazione professionale

 

CFP associati coinvolti nell’operazione

  • CFP Fondazione OMAL - S. Giov. in Persiceto (BO)
  • CIOFS CFP - Bologna
  • Associazione OSFIN - Rimini
  • CFP ENDO FAP - Borgonovo Val Tidone - PC

 

Le destinatarie
Donne in condizione di svantaggio

Il contesto
Parlare di donne a rischio di esclusione sociale e professionale significa guardare con attenzione a coloro che manifestano un  disagio forte circa la propria condizione di vita e di lavoro. Siamo di fronte ad una sorta di “scivolamento sociale”, dove soggetti che denunciavano un disagio latente o una marginalità sociale cadono ora in una vera e propria condizione di povertà. La povertà, come ormai condiviso, è considerata un fenomeno multidimensionale che condiziona profondamente l’identità e la capacità dell’individuo. Non si tratta infatti di considerare la componente economica soltanto.

L’”indice di vulnerabilità” delle persone è determinato da un insieme di fattori, alcuni ricorrenti e concorrenti. Alle difficoltà economiche si sommano spesso la mancanza  di beni essenziali: la casa, il lavoro, le relazioni affettive e sociali, l’istruzione, la salute. La povertà, in questo senso, colpisce prevalentemente le donne, le persone con  più di 45 anni (con più precisione va detto che un certo  incremento si registra nella fascia di età 25-64,  proprio tra  coloro cioè che rappresentano la parte attiva della popolazione), le  famiglie unipersonali (non  ultimi i “divorziati”) o monogenitoriali e le  persone con basse  qualifiche professionali.

Su questo piano è indubbio che le donne in protezione sociale, donne sole con figli,  donne con precedenti  esperienze di dipendenza da sostanze stupefacenti, abuso di alcool, ecc.  mostrano problematicità  più forti che mettono in  maggiore evidenza l'estrema  fragilità della loro condizione, specialmente in alcuni contesti.

In molti casi le utenti, cui si rivolge questa operazione, sono soggette anche a povertà culturale determinata  dal basso grado di scolarità, dall’assenza di una vera e propria caratterizzazione professionale e  da contesti familiari degradati o assenti. Questa loro condizione  incide anche sul loro degrado psicofisico,  provocando grosse difficoltà  anche nella  gestione quotidiana  delle loro attività di conduzione familiare.

E' ormai generalmente riconosciuto che l'occupazione da sola non può risolvere tutti i problemi, ma occorre un'integrazione tra le politiche attive del lavoro e dei servizi sociali.

L'integrazione può avvenire attivando strategie che da un lato facciano procedere gradatamente sulla strada di innovazioni istituzionali e socioculturali volte a rendere più equilibrato il coinvolgimento di entrambi i sessi nel soddisfacimento dei bisogni familiari e individuali che sono tradizionalmente posti a carico delle donne e dall'altro lato migliorino decisamente le possibilità per tutte le donne (grazie ad infrastrutture sociali) di proseguire la strada della valorizzazione produttiva professionale. Il tema della conciliazione è il punto di snodo tra le azioni rivolte all'occupazione, le politiche sociali e il miglioramento della qualità della vita delle donne.

Nel contesto europeo negli ultimi trenta anni nei paesi occidentali è avvenuta una trasformazione demografica e sociale riguardante le diverse tipologie familiari. Un modello oggi sempre più diffuso è quello chiamato monoparentale o monogenitore: una famiglia composta da un solo genitore con uno o più figli a carico. Più dell'80% delle famiglie monoparentali esistenti hanno come capo famiglia la donna. Il carico familiare e le responsabilità che gravano su un solo genitore, soprattutto se donna, con difficoltà economiche per problemi legati alla scarsa o assente attività lavorativa, creano facilmente condizioni di disagio e difficoltà. Solitamente la rete informale data dalla parentela più stretta costituisce il sostegno più concreto e significativo per le famiglie monoparentali.

Non tutte le donne però possono contare su questo aiuto e così restano sole ad affrontare e gestire la propria difficoltà.

Nella nostra Regione "Nel corso dell'ultimo ventennio la situazione delle famiglie in Emilia - Romagna è profondamente cambiata. (…)" (DPEF 2006-2010) viviamo continue trasformazioni sociali che richiedono la necessità di vederci impegnati con interventi complessi, mirati, e solidali.

A livello occupazionale anche in Emilia Romagna le donne, in generale, hanno una probabilità più bassa di inserirsi nel mercato del lavoro, e quindi minore autonomia economica di quella riscontrata tra gli uomini.

 

Entrando nello specifico di questa operazione, dai contatti con la rete dei soggetti che sostengono l'operazione stessa, è emerso che si può affermare, senza ombra di dubbio, che il disagio economico delle donne sole con figli, oltre ad essere legato a problematicità personali, deriva anche dalla difficoltà di trovare un'occupazione stabile retribuita, dovendo conciliare l'attività extra- domestica con la cura e l'educazione dei figli stessi, riflettendo così le loro difficoltà e portandole spesso a situazioni d'isolamento.

Un'altra triste realtà, che affronteremo in questa operazione, fortemente presente in Italia e in violento contrasto con i valori etici della persona, è la prostituzione, soprattutto quando - come avviene in alcune zone specie quelle adriatiche - le vittime sono rappresentate da donne alla ricerca di una speranza di vita, frustrata dalle vessazioni di sfruttatori senza scrupoli.

Occorre conoscere bene la realtà di questi tristi scenari e di ciò che vi si cela dietro per avviare un'azione efficace di contrasto al fenomeno della tratta degli esseri umani; delle donne nel nostro caso specifico.

Trattandosi di un fenomeno complesso è necessario che a vario titolo tutti gli Enti Istituzionali, di Volontariato e le Associazioni attivino azioni coordinate che intervengano ai vari livelli del problema.

Un altro fenomeno che non possiamo ignorare è quello delle donne in protezione sociale che vogliono inserirsi nel mondo del lavoro dopo un percorso riabilitativo per disintossicarsi dalla dipendenza di sostanze stupefacenti e alcool.

 

La presente operazione è stata pertanto progettata per offrire una serie di interventi mirati a dare una risposta concreta, in territori diversi della nostra Regione, alle duplici e non semplici situazioni fin qui descritte. AECA ritiene che sia doveroso consolidare e sviluppare percorsi e servizi integrati che in questi anni hanno consentito di sperimentare metodologie di intervento complessivo e sinergico a favore della promozione dell’autonomia e dell’integrazione sociale ed occupazionale di donne in situazione di disagio personale, sociale ed economico.

 

La situazione descritta rappresenta la motivazione di base della candidatura dell’operazione IL MIO PROGETTO rivolta a donne a rischio di emarginazione sociale e più in generale in condizione di svantaggio. Si tratta di progetti a carattere di innovatività e sperimentalità anzitutto per l’alta flessibilità che li contraddistingue, nella considerazione che grazie alla flessibilità, si può riuscire ad intervenire nei confronti di persone in forte condizione di svantaggio.

Si tratta infatti di condizioni sempre diverse e particolari, che hanno bisogno di servizi capaci di  adeguarsi ad  esse e non viceversa.

 

Obiettivi

  • rafforzare l’integrazione delle reti locali;
  • rafforzare e consolidare le  modalità di collaborazione per  individuare piste di  lavoro future;
  • offrire alle donne in forti condizioni di  svantaggio,  azioni mirate  individuali e  personalizzate di orientamento, accoglienza, informazione ed accompagnamento al lavoro;
  • offrire  l'opportunità di inserimento  lavorativo attraverso  un’offerta formativa rispondente ai fabbisogni  specifici delle  donne e alle  esigenze del mercato locale;
  • indirizzare le donne verso  altri  servizi  specifici o  percorsi  formativi sulla base delle loro  esigenze e delle loro potenzialità.

 

Azioni principali

  • Azioni formative e di accompagnamento al lavoro, anche con modalità non tradizionali, individualizzate e personalizzate (monte ore).
  • Accoglienza in una comunità di mamme con bambino/a segnalate dai servizi sociali: nuclei monoparentali e loro inserimento  lavorativo o  formativo.
  • Supporto al consolidamento di una rete fra soggetti pubblici e privati competenti in materia di inserimento e reinserimento sociale e lavorativo delle donne in situazione di svantaggio, in grado di ottimizzare l'impiego delle risorse a disposizione, valorizzare le possibili sinergie ed incrementare l'efficacia dei risultati delle azioni  utilizzate e trasferibili  di integrazione al lavoro, coinvolgendo fin dal principio tutti gli operatori e i soggetti interessati.

 

Partenariato territoriale

Provincia di Bologna

  • Comune di Bologna Servizi sociali
  • Alma Mater Studiorum Università di Bologna Facoltà di scienze dell'Educazione
  • Caritas diocesana di Bologna
  • AUSL di Bologna
  • Comuni dell'area persicetana
  • Associazionismo dell'area persicetana
  • Cooperativa “La piccola Carovana”,
  • Associazione di volontariato “Arc en ciel”,
  • Cooperativa “Arca di Noè”
  • Consulta per la lotta all’esclusione sociale del Comune di Bologna

Provincia di Rimini

  • Associazione Papa Giovanni XXIII

Provincia di Piacenza

Comune di Castel San Giovanni (PC) come comune capofila dei 14  comuni della Val Tidone.





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